Perugia, 25 agosto 2013 - L’ARRESTO dell’imprenditore marchigiano di 44 anni che adescava e faceva spogliare ragazzine su Facebook (cinque
di loro erano perugine) mette in apprensione le famiglie. L’Umbria non è
purtroppo esente da certi fenomeni, papà e mamme spesso cercano di
cogliere quali possano essere i segnali che arrivano dai propri figli in
casi come questo. I genitori si domandano come poter arginare certe situazioni, cosa fare per evitare che il ragazzo stia incollato ore e ore davanti al pc o al tablet.
ECCO allora che i consigli di esperti psicologi,
terapeuti che trattano casi di disagio giovanile e di comportamenti
anomali da parte degli adolescenti, possono essere davvero preziosi. La principale indicazione è
quella innanzitutto di condividere, partecipare alle cose che fanno i
figli. Non basta chiudere il computer per risolvere certi problemi. Le
famiglie debbono stare in allerta e devono aveve un livello elevato di
attenzione, di ascolto, essere propositive.
COME? I genitori possono proporre ai
figli delle attività extrascolastiche: queste hanno una valenza
significativa, danno loro delle prospettive di interesse, di
investimento che se da soli i ragazzi farebbero fatica ad avere.
COSA devono fare le famiglie?
Bisogna dedicare tempo ai figli, insistono gli psicoteraputi
dell’infanzia, che è quello che manca al giorno d’oggi. E va data
attenzione ai segnali di disagio o di non felicità, anche quelli minimi.
In generale bisogna fare questo, anche se il contesto sociale in cui
viviamo toglie tempo a questa attività. Papà e mamme devono fare quello
che si chiama ‘sforzo attivo’ dunque, altrimenti le cose vanno in
un’altra direzione che potrebbe essere quella sbagliata.
QUALI sono i segnali di disagio a
cui i genitori devono fare attenzione? Quali insomma le spie che
possono essere preludio che la frequentazione dei social network si sta
rivelando dannosa? Il fatto stesso che i ragazzi si isolino e tendano a
permanere in questa dimensione più virtuale che reale ad esempio, che
tendono a preferire questo tipo di attività, o che hanno rapporti
sociali esclusivi o molto limitati o ridotti: sono tutti aspetti da
prendere in considerazione. Poi le manifestazioni emotive più eclatanti come
la perdita di interesse per qualsiasi cosa. Non sono elementi
patologici gravi, sottolineano i terapeuti, ma è importante che in
qualche modo vengano colti dalle famiglie. I genitori devono mettersi
nei panni dei ragazzi, cercare di capire quello che vivono ed
eventualmente farsi aiutare.
SPESSO ci si interroga su quali possano essere le conseguenze di certi traumi o
di certi avvenimenti subìti in età adolescenziale. Secondo gli esperti
di pscologia infantile le ragazze possono sentirsi in balia di una
dimensione che non è stato possibile controllare, è come se uno si
trovasse completamente dominato dall’esterno. Si vive insomma una
dimensione del ricatto, della costrizione, del trovarsi da soli e non
sapere come uscire da una certa situazione così grande.
QUESTO può segnare il contatto con l’esterno delle giovani, una diffidenza che diventa fondata verso l’esterno. In più la dimensione della sessualità che
viene esposta certamente non rende tranquillo l’approccio alla crescita
sessuale. Quella che è un’aspettativa di esplorazione della novità e
del mondo, sottolineano gli esperti, diventa una sorta di esperienza
drammatica e senza uscita, una specie di fallimento rispetto alla spinta
verso la crescita. In questo senso i genitori possono essere presenza,
guida e controllo in senso positivo.
http://www.lanazione.it/umbria/salute/2013/08/26/939526-dopo_arresto_pedofilo_line.shtml
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