Città del Vaticano (Radio Vaticana) - “L’emergenza non si ferma”, titola
il Rapporto 2013 dell’Associazione Meter, nota per il suo impegno
contro pedofilia e pedopornografia on line, in collaborazione con la
Polizia postale. Lo studio è stato presentato ieri mattina nell’ambito
del Convegno “Pedofilia e insidie del web”, organizzato dal Coisp ad
Arezzo. Roberta Gisotti ha intervistato don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di Meter:
Oltre 107 mila i siti Internet sospetti di attività pedofile
segnalati alle autorità di Polizia da Meter dal 2003 al 2013, sono 6.139
mila i siti monitorati lo scorso anno, in netto calo – va detto –
rispetto agli oltre 15 mila del 2012, grazie alle attività di contrasto
degli organismi preposti, per i quali si aprono però più difficili sfide
di lotta alle attività criminali nel cosidetto deep weeb, la rete
sommersa, dove navigare con appositi programmi per rendersi invisibili.
Meter ne ha scovati oltre 56 mila nel 2012. Nel Rapporto, un appello a
non lasciare soli nella Rete i bambini, che già ad 8 anni hanno una
mentalità digitale che li porta a condividere emozioni e giochi nel
mondo virtuale. E spesso, sono perfino i minori a produrre e postare
volontariamente materiale a sfondo sessuale. Don Fortunato di Noto:
R. - E’ la riconferma ulteriore che la pedofilia, la pedopornografia -
che non solo è reale, ma è veicolata anche attraverso il web - è
veramente una nuova forma di schiavitù. Ci sono tantissimi milioni di
bambini coinvolti in forme aberranti anche di sfruttamento sessuale,
schiavi di gruppi o di persone che abusano di loro e oltre a quello
producono anche materiale - video e foto - che immettono attraverso la
rete Internet in canali, sia visibili che nascosti, come il deep web.
Dobbiamo sicuramente fare sempre di più, impegnarci a far sì che questo
contrasto che deve avvenire nel mondo reale, quindi a priori, avvenga in
maniera decisiva e determinante.
D. - Don Di Noto, parliamo di deep web - ovvero la Rete
invisibile - di cui a dir la verità la massima parte degli utenti non
sono a conoscenza…
R. - Non sono a conoscenza, perché questo nuovo mondo - 550 volte
circa più grande del mondo visibile, quindi immaginate un vastissimo
mondo virtuale - dove ormai si è spostato il malaffare e la criminalità,
e quindi di conseguenza anche lo sfruttamento sessuale dei bambini,
sfrutta meccanismi sofisticatissimi che anche le Forze dell’ordine non
riescono a controllare adeguatamente, proprio perché c’è quasi il
massimo dell’anonimato. Questa è veramente la nuova sfida. Si tenga
conto che è vero che noi abbiamo i social network visibili, ma anche lì
dentro ci sono social network invisibili. Quasi un mondo parallelo. Un
mondo che inquieta da una parte, anche se dall’altra parte sappiamo che
ci sono elementi positivi come lo scambio di informazioni o per i
ricercatori o per la medicina. Però è anche vero che nel 90% dei casi è
un mondo criminale.
D. - Don Di Noto, si fa un gran parlare dei dati che
mettiamo, in gran parte volontariamente, sui social network, ma si parla
poco di questo deep web. C’è un sistema, tecnicamente, per sapere se il
computer di nostro figlio ha accesso a questa rete invisibile?
R. - I genitori, ancora una volta, dovrebbero iniziare una scuola di
alfabetizzazione digitale: nonostante tutto il boom del digitale e anche
la promozione positiva dell’utilizzo dei social network, non abbiamo
una consapevolezza dello strumento, dell’ambiente digitale in cui noi
andiamo a vivere e viviamo in maniera reale. Certo, l’avere un controllo
al cento per cento dei computer o degli smartphone che diamo nella mani
dei nostri bambini per la prime comunioni come regalo io credo che
diventi molto più difficile… Si possono inserire software di controllo,
ma la cosa più importante è sempre investire più sulla conoscenza del
mezzo e dell’ambiente digitale.
D. - Si può dire che la prima difesa è comunque la conoscenza dei problemi, la conoscenza del male…
R. - Sì, soprattutto, perché dobbiamo saper conoscere il male. Oggi,
noi pensiamo che il male sia anche il bene e il bene sia anche il male.
Il male ha un nome e un cognome: basti pensare al meccanismo
dell’adescamento. L’adescamento nasce dalla gratificazione affettiva,
nasce dalla sollecitazione del riempimento di solitudine dei nostri
ragazzi. Molte volte nei ragazzi, che non hanno spesso punti di
riferimento certi, costanti, affettivi è normale che il male si insidi
dov’è il vuoto affettivo, il vuoto d’amore. Bisogna fare molto di più.
D. - Meter ha avuto delle difficoltà finanziarie serie di recente…
R. - Ancora oggi ha delle difficoltà serie e molto serie. Io mi
appello veramente agli uomini di buona volontà e mi appello alla mia
Chiesa, di cui io sono un umile servitore, come sacerdote, come parroco,
di avere un’attenzione per questa realtà che ormai da più di 20 anni
opera nelle cosiddette favelas tecnologiche, ma anche nella vita del
dolore dei bambini. Abbiamo bisogno, abbiamo bisogno di risorse per
continuare a fare l’opera che facciamo nella Chiesa e nella società.
http://www.pccs.va/index.php/it/news2/attualita/item/2202-pedofilia-on-line-emergenza-non-si-ferma-don-di-noto-bambini-troppo-soli-in-rete
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