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domenica 8 maggio 2016

Pedofilia, a Brindisi 4 preti coinvolti. Uno di loro: "Ho avvisato il vescovo, ma non si è mosso"

Un sacerdote della diocesi è già stato condannato, uno è imputato e gli altri due sono indagati. Intercettato lo sfogo contro il capo della diocesi: "Ha allontanato me dalla parrocchia, ma non ha fatto nulla con gli altri"


Quattro preti coinvolti: uno già condannato, un altro imputato e due indagati. E un'intercettazione telefonica che rischia di mettere in imbarazzo l'attuale vescovo, monsignor Domenico Caliandro
. C'è un'aria pesante da qualche mese attorno alle chiese della diocesi di Brindisi. Un'aria che preoccupa i fedeli ("che cosa sta succedendo?", chiedono anche sui social network), allarma la Curia, impegnata a mettere le pezze a una vicenda molto imbarazzante, e muove la Procura, che ormai da due anni si trova a indagare su un caso alla Spotlight.

Tutto nasce da una denuncia anonima, rilanciata da un servizio delle Iene, contro don Giampiero Peschiulli, 73 anni, parroco a Santa Lucia, nel centro di Brindisi. Alcuni ragazzini raccontano di aver subito abusi e molestie. Il prete nega, parte l'indagine e la Procura lo arresta: abusi sessuali su minorenni compiuti approfittando "dell'autorità morale e religiosa connessa all'essere il parroco". Alcuni raccontano che le molestie erano partite nel 2002, di averle denunciate anche al vescovo dell'epoca, monsignor Rocco Talucci, che - mettono a verbale - "aveva espresso meraviglia sul fatto che i giovani avessero parlato delle molestie, aveva invitato le vittime a non denunciare la vicenda e a non parlarne con altri".




Talucci verrà poi sentito dagli investigatori e proverà a sminuire. La guida della diocesi intanto cambia e la storia sembra finita. Sembra, perché pochi mesi dopo altri due prelati finiscono sotto inchiesta per le stesse accuse. Uno è il favorito di monsignor Talucci: don Francesco Caramia. È accusato di molestie a un ragazzino di 11 anni: indagine nata da una denuncia presentata da un pediatra. Il fascicolo arriva sul tavolo di un magistrato scrupoloso, Milto de Nozza, che ha un'intuizione: possibile che non ci sia alcuna correlazione tra i due casi? Chiede ai carabinieri di approfondire le storie. Ed effettivamente qualcosa emerge.



Il nome di don Caramia era già nell'inchiesta della procura di Brindisi in un'intercettazione telefonica inquietante. Il 13 novembre del 2014 Peschiulli era al telefono con un amico. Era tornato a Terracina, sua città natale, perché sul giornale erano finite le denunce dei ragazzini di Brindisi contro di lui. La conversazione è di quelle confidenziali ("Gianpiero dice ad Andrea che a Terracina sta facendo il prete in tutti i sensi...", annotano i carabinieri). "Basta con questa pagliacciata - gli dice l'amico - Torna". "L'avvocato - risponde Gianpiero - dice aspetta che finiamo le indagini. Tanto poi dopo faremo mettere noi i titoloni grandi (...) Che poi avessi fatto entrare qualcuno in casa. È quello che mi distrugge. Avessi fatto come tanti che vanno in discoteca pure travestendosi, non ho fatto niente (...) Casa e chiesa, chiesa e casa".

Interviene l'amico: "Veramente ci stanno poi certi tipo Caramia che lo fanno proprio alla luce del sole e nessuno rompe i coglioni ". "Eh no - dice don Peschiulli - Ma io l'ho scritto nella lettera. Eccellenza, di scandali, beh, cominci a guardare le altre parrocchie come Bozzano e altre parrocchie (...) Mo' basta". Che significa? "Peschiulli - scrivono i carabinieri in un'informativa - rimarcava più volte la circostanza che l'attuale vescovo, monsignor Caliandro, avesse preso provvedimenti nei suoi confronti e non invece verso gli altri preti del luogo, tra cui don Francesco Caramia, che si erano resi responsabili di comportamenti gravi e censurabili, citando anche i "viaggi con i ragazzini " noti al pubblico.



Eppure nei loro riguardi non era stata presa alcuna decisione. Il monsignore dunque sarebbe stato avvisato, ma don Francesco è comunque rimasto al suo posto fino al momento della nuova denuncia del pediatra. E della nuova indagine. Al suo posto era rimasto anche don Franco Legrottaglie, 67 anni, di Ostuni. Dopo una condanna a un anno e dieci mesi
 (sospesa) nel 2000 (per una vicenda del 1991) per "atti di libidine violenta", un lungo periodo spirituale in Africa, nel 2010 Legrottaglie viene nominato dal vecchio vescovo cappellano all'ospedale Perrino di Brindisi e poi riprende a celebrare in una parrocchia di Ostuni. Fin quando nel suo computer, meno di un anno fa, vengono trovate centinaia di foto pedopornografiche: la Procura ha chiesto la condanna a quattro anni. Le cartelle con i file dei bimbi avevano i nomi dei santi.

domenica 14 febbraio 2016

Indagine sul deep web, scoperto sito di riferimento per pedofili. Primo sequestro di criptomoneta

Indagine sul deep web, scoperto sito di riferimento per pedofili. Primo sequestro di criptomoneta
La polizia ha individuato un italiano che gestiva il più gettonato portale web clandestino dove si scambiavano materiali pedo pornografici usando soldi virtuali
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ROMA - Lo chiamano "deep web", è il lato di internet nascosto ai tradizionali motori di ricerca dove si trovano materiali illegali di ogni genere. Complesse indagini della polizia, coordinate dalla Dda di Roma e in collaborazione con l'Europol, hanno permesso di individuare l'italiano che gestiva il più gettonato luogo virtuale dove le comunità pedofile scambiano informazioni per reperire "materiale di nuova produzione". Si tratta di un "marketplace" con attività illegali di ogni genere.

I poliziotti del Centro nazionale per il contrasto della pedopornografia online (Cncpo), a seguito di numerose perquisizioni informatiche, per la prima volta hanno anche eseguito il sequestro di 11mila wallet di criptomoneta, i soldi virtuali. L'operazione, denominata Babylon, è stata la prima nel suo genere in Italia, la seconda al mondo dopo la chiusura da parte delle autorità statunitensi del sito "silk road", il market place più conosciuto del web, a cui è seguita una condanna all`ergastolo del fondatore ed un risarcimento danni al governo per 184 milioni di dollari

Sul portale scoperto dalla polizia, si vendevano anche armi, passaporti di diverse nazionalità, di documenti di identità, carte di credito e  buoni pasto falsi, carte pay tv satellitari, servizi di hacking. La piattaforma del commercio illegale ospitava anche circa 210 venditori di droga, gestiti da un servizio web denominato "Pablo Escobar". Sono 170 mila i soggetti che hanno effettuato transazioni su questo mercato del commercio illegale.

"Si tratta di una indagine assolutamente originale - ha sottolineato il procuratore aggiunto Michele Prestipino della Dda di roma - e del tutto nuova nel panorama investigativo italiano: per la prima volta è stato svelato un fenomeno criminale di cui si è sentito parlare. Un mondo criminale incredibile parallelo e nascosto nell'universo della rete. Per noi questa indagine è solo un puto di partenza".
http://www.repubblica.it/cronaca/2015/07/31/news/deepweb-120156616/

mercoledì 16 dicembre 2015

Anonymous contro la pedofilia: operazione mangiamorte

Anonymous contro la pedofilia: operazione mangiamorte
Il gruppo prosegue la propria offensiva contro la rete internazionale di pedofili impuniti e protetti da media e politica. In un nuovo video, il collettivo mette in guardia chi abusa dei minori: "Avreste dovuto aspettarvelo"


ROMA - Mesi fa, Anonymous aveva annunciato che avrebbe rivolto i propri sforzi per svelare la rete di pedofili nel Regno Unito e soprattutto portare a galla tutti coloro che negli anni hanno coperto e consentito gli abusi. È l'operazione "Mangiamorte"

PEDOFILIA NEL REGNO UNITO - Un tema molto sentito in Gran Bretagna, sconvolta negli ultimi anni da una serie di scandali sessuali che hanno visto coinvolti personaggi del mondo dello spettacolo, politici, forze dell'ordine, nella Bbc, all'interno di scuole private, orfanotrofi, ospedali: dalle scioccanti rivelazioni su Jimmy Saville, fino ai recenti casi di Rotherham, dove per 16 anni sono stati perpetrati abusi su minori senza che le autorità intervenissero perché temevano di apparire "razzisti" nei confronti della comunità pachistana da cui provenivano la maggioranza dei violentatori poi arrestati. Lo scorso novembre, infine, lo scoppio dello scandalo pedofilia a Westminster: secondo l'accusa, ex ministri e deputati conservatori avrebbero commesso impunemente stupri e omicidi di bambini negli anni Ottanta, mentre le inchieste venivano insabbiate.

IL MESSAGGIO DI ANONYMOUS
- "I nostri amici nel Regno Unito, come i nostri amici in Gabon, hanno una classe politica che tortura, uccide e mutila i bambini. Ma, a differenza del Gabon (dove nel giugno 2013 fu arrestato un senatore accusato di aver pagato un uomo per uccidere una 12enne come sacrificio rituale beneaugurante, ndr.), i media britannici seguono le indicazioni del Paedophile Information Exchange (un gruppo pro-pedofilia attivo in Inghilterra dal 1974 al 1984, ndr.) e vi dicono che queste persone amano i bambini e hanno bisogno di comprensione e tolleranza. Vi dicono che questo è sesso. Chi controlla le parole controlla i vostri pensieri. Ma questo non è sesso. Queste persone si nutrono del dolore degli altri, causano guerra e distruzione durante i loro orari d'ufficio e poi torturano e uccidono bambini per svagarsi. Non sono 'child lovers', sono 'mangiatori di morte'". Il riferimento è ai personaggi malvagi creati dalla scrittrice di "Harry Potter" J.K Rowlings, che inventò anche i Dissennatori, pericolosi guardiani che risucchiano l'anima dalle proprie vittime, nutrendosi della felicità altrui e lasciandoli impazzire per la disperazione. Anonymus concludeva il proprio messaggio chiedendo ai compagni in giro per il mondo di aiutarli nelle indagini per mettere fine alle violenze con l'arresto anche e soprattutto di chi sta più in alto.

OPERAZIONE MANGIAMORTE
- In un nuovo video, Anonymous ha annunciato la decisione di pubblicare sul web, a partire da oggi, tutte le informazioni in merito ai casi di pedofilia e degli attivisti gireranno per le strade di Londra, Glasgow, Leeds, Rochdale e Birmingham per distribuire volantini di denuncia, organizzando anche un twitter-storm con l'hashtag #OpDeathEater. "Credete di essere al sicuro. Credete che non potremmo mai interferire direttamente con le vostre vite. Vi sbagliate. Saremo il vostro incubo", dice il video, nel quale una voce contraffatta ricorda i più recenti casi di pedofilia nel Regno Unito, accusando anche il premier Cameron di coprire la rete di pedofili e di aver insinuato che dietro l'escalation di abusi ci sia in realtà un complotto.

L'azione di Anonymous non è concentrata soltanto sul Regno Unito, ma è volta a smascherare e a raccogliere prove contro la rete internazionale di pedofili. Il video elenca i nomi di Joris Demmink, segretario generale del Ministero della Giustizia olandese finito al centro di un grave caso di pedofilia, e quello di Jeffrey Epstein, miliardario americano condannato nel 2008 per pedofilia e tornato di recente sulle colonne dei giornali per aver fatto sesso con una minorenne in uno scandalo che coinvolge anche il duca Andrea di York, passando per le sparizioni in Messico e gli omicidi rituali nel Gabon, senza dimenticare le responsabilità delle truppe Onu in Somalia fino agli abusi commessi dai soldati di Myanmar in Kachin. Il messaggio si conclude con un avvertimento: "Mangiamorte dell'establishment, avreste dovuto aspettarvelo". 

ANONYMOUS È IL PERICOLO?
- Intervistato da Sky News,  Jim Gamble ha esposto i rischi che l'azione annunciata da Anonymous può provocare. Ex capo del Child Exploitation and Online Protection Centre (CEOP), l'organismo britannico contro lo sfruttamento minorile e per la sicurezza online, Gamble ha dichiarato: "Se ci sono persone che hanno competenze e capacità all'interno di Anonymous che realmente vogliono fare qualcosa di positivo per aiutare le forze dell'ordine e chiunque altro per fermare i pedofili che imperversano sul web, allora farsi avanti e lavorare insieme in una struttura coordinata potrebbe essere una buona soluzione. Ma in assenza di questa struttura, allora c'è il rischio di divulgazioni 'avventate', che potrebbero rovinare vite innocenti". A fargli eco anche la National Crime Agency, che tramite un portavoce ha fatto sapere: "Comprendiamo che chiunque voglia aiutare a proteggere i bambini, ma sarebbe meglio evitare di incoraggiare qualsiasi azione che possa mettere a repentaglio le indagini delle forze dell'ordine".



Anonymous contro la pedofilia: operazione mangiamorte



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sabato 12 dicembre 2015

Sweetie ragazza virtuale che attira pedofili

Sweetie ha dieci anni. Ogni volta che entra nelle chat pubbliche viene contattata da moltissime persone.
C’è chi le propone una chiacchierata, chi dei regali e chi invece va dritto al punto e, senza preamboli, le chiede di accendere la webcam e spogliarsi.
La contattano perlopiù adulti. Che però non sanno che Sweetie è una bambina virtuale, creata per stanare i pedofili che adescano minori online.












L’esperimento è stato lanciato dall'organizzazione a difesa dei diritti dei minori Terre des hommes, che ha sede ad Amsterdam.
Dieci settimane, il tempo del sondaggio, più di 20.000 "predatori" di 71 diversi paese.
Gli attivisti hanno modellato Sweetie seguendo i canoni di una comune bambina filippina di dieci anni, il tipo più ricercato dai pedofili occidentali che di solito mirano ai minori dei Paesi più poveri, dove le autorità sono meno attente ai crimini compiuti in Rete.
Spesso i bambini che subiscono violenze sessuali non si rendono conto di quanto accade. Per questo sono in pochissimi a sporgere denuncia. I crimini, quindi, restano quasi sempre impuniti.
Secondo Terre des hommes, usare un'esca come Sweetie può essere la soluzione. L'associazione ha lanciato una petizione per proporre il metodo alle autorità internazionali, così che possano condurre una guerra efficace contro i criminali.

lunedì 16 novembre 2015

Cosa devono fare i genitori nei casi di attacchi terroristici o disastri per evitare un impatto negativo sulla psiche dei figli?


Gli effetti dei media, giornali e telegiornali, nonché trasmissioni televisive sui bambini sono legati non solo alla natura e alla qualità del messaggio trasmesso, ma anche alle caratteristiche psichiche di chi riceve il messaggio, come per esempio: l’età, lo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale, il contesto di vita quotidiano, la qualità della relazione con i genitori e soprattutto la loro reazione agli eventi. Se il genitore si spaventa o ha una reazione drammatica, il bambino si spaventa, pensa che il problema sia gravissimo e i più piccoli possono pensare addirittura ad un pericolo per la propria incolumità. Lo sviluppo mentale del bimbo è molto importante perché in base all’età si ha una maggiore percezione e comprensione dell’evento traumatico. Quindi più i figli sono piccoli bisogna fare maggiore attenzione.
I genitori influenzano la risposta del bambino attraverso:
1) la propria risposta emotiva ed il proprio comportamento,
2) la capacità di fornire un contesto familiare stabile, contenitivo e rassicurante, all’interno del quale il bambino possa trovare e recuperare la sicurezza di cui ha bisogno per non subire gli eventi a cui ha assistito. Questo impedisce che il figlio abbia delle reazioni da forte stress.
Cosa devono fare i genitori nei casi di attacchi terroristici o disastri per evitare un impatto negativo sulla psiche dei figli e un eventuale reazione da stress successiva alla esposizione ad immagini potenzialmente traumatiche e traumatizzanti?
  • hanno bisogno della presenza del genitore,
  • non hanno bisogno di reazioni allarmistiche e conflittuali della famiglia perché si spaventano ancora di più,
  • gli adulti non gli devono far vedere questo tipo di immagini e sentire questo tipo di notizie da soli, perché non sono in grado di filtrare quello che realmente accade, salvo che non siano adolescenti,
  • non devono essere sottoposti ad una visione troppo prolungata, soprattutto la sera o prima di andare a dormire perché verrà intaccata la qualità del sonno e potranno fare incubi,
  • bisogna monitorare anche le loro attività online, perché senza controllo genitoriale, anche se sono piccoli, possono cercare determinate notizie e immagini su internet,
  • dovete farli parlare e spiegargli cosa realmente sta succedendo, se non capiscono immaginano,
  • non parlate tra di voi o al telefono davanti a loro in termini drammatici e drastici, “allora non faremo più”, “non andremo”, “c’è il rischio che ci attacchino” ecc…. i bambini pensano di essere sotto assedio,
  • se hanno bisogno di maggiore vicinanza fisica ed emotiva, dategliela, sono spaventati, però nello stesso momento calmateli e tranquillizzateli in modo tale che abbassino i livelli di allarme e ritorni tutto come prima,
  • cercate di mantenere il più possibile la routine quotidiana perché gli rassicura,
  • lasciategli tanto spazio per esprimere quello che hanno dentro, che facciano tante domande, che disegnino, che lo esprimano attraverso i giochi, hanno bisogno di tirar fuori quello che hanno dentro,
  • cercate di essere onesti, i bambini anche piccoli, sono in grado di capire che è accaduto qualcosa di brutto. Ovviamente ai più piccoli le informazioni non vanno date in maniera troppo diretta, vanno protetti e tutelati. Calcolate che nascondergli l’accaduto non serve a niente perché tanto a scuola, si confronteranno con gli altri amichetti e quindi è bene che siano già preparati da voi per evitare che gli vengano inculcate fesserie inutili dagli altri bambini. Potete anche guardare delle immagini con loro e spiegargli cosa è successo, sempre in termini rassicuratori.
  • rassicurateli che lo stato, la polizia e tutte le istituzioni stanno facendo tutto il possibile per proteggerci e per impedire che accadano queste cose,
  • dategli una possibilità ancora di sognare o di sperare, dategli una prospettiva futura, fategli capire che il mondo è anche un posto sicuro e che non c’è solo cattiveria e crudeltà.
Una cosa importante da sottolineare è che i figli in questi casi si sentono potenzialmente in pericolo, si sentono più fragili, quindi, prima di spiegare tutto questo ai bambini, i genitori devono fare i conti con le loro reazioni emotive per evitare di influenzarli negativamente.

 di Maura Manca, Psicoterapeuta
http://www.adolescienza.it/sos/sos-genitori/cosa-devono-fare-i-genitori-nei-casi-di-attacchi-terroristici-o-disastri-per-evitare-un-impatto-negativo-sulla-psiche-dei-figli/#.VkozYL9DRRG

lunedì 19 ottobre 2015

I pedofili possono avere quello che vogliono a prezzi più bassi in Marocco

Il Marocco può raggiungere anche nel 2015 la commissione per i diritti dell'infanzia
La  CRC in relazione a l'ONU,diversi organizzazioni per i diritti  bambini lanciano l'allarme circa la sfruttamento dei bambini e la prostituzione infantile.


Il Marocco fa parte, dal mese di marzo 2015, dei 194 paesi che controllano l'attuazione della Convenzione internazionale dei diritti dell'infanzia delle Nazioni Unite. Ma nel 2011 il paese ha avuto un rapporto sfavorevole da parte delle autorità americane circa traffico d'organi  d'esseri umani. Avrebbe fatto come molti progressi in 4 anni? Molte associazioni lanciano l'allarme sue bambini lasciati in strada , molti di essi abusi negli orfanotrofi e prostituzione minorile, che continua a crescere. Knack.be cercato cosa c'era dietro l'immagine idilliaca del Marocco ha fatto di spiagge, sole e palme.

Situato tra il mare e le maestose montagne dell'Atlante, Agadir è trasformata negli ultimi anni in una destinazione turistica prima piano. Se è buono per l'economia locale, questa espansione ha anche il suo lato oscuro. Sembra che la città è diventata una destinazione popolare per il turismo sessuale, con i bambini di strada, come le principali vittime. La prostituzione minorile sta diventando comune, secondo Abdelkhalek Benzekri, vice presidente dell'Associazione marocchina dei diritti umani (AMDH) ha oltre 100 uffici , un po 'in Belgio, Spagna e Francia. "Ogni giorno riceviamo segnalazioni di pedofilia. Soprattutto in città come Marrakech e Agadir. Naturalmente il fenomeno ha ora l'attenzione dei media, che lo rende più visibile. Ma nella maggior parte dei casi Notiamo e osserviamo  in particolare un aumento della prostituzione infantile. "

Agadir, Marrakech, Tangeri, Casablanca, Meknes. Tutte le principali città del Marocco sembrano colpiti dal fenomeno e hanno la reputazione di paradiso pedofilo. La domanda rimane sul perché. Secondo Benzekri, la povertà è colpa principale. "Il Marocco ha molte grandi famiglie. Alcuni non hanno i mezzi per raccogliere il maggior numero di bambini. Vengono poi abbandonati a loro stessi e non è sorprendente vederli girare alla prostituzione. Alcuni genitori non esitate a incoraggiare i propri figli alla prostituzione ".

Mohamed El Khalfioui, politologo presso ULB e Marocco specialista, conferma che alcuni genitori spingono i loro figli alla prostituzione. "La povertà spingendo alcune famiglie a rivolgersi a prostituzione come mezzo di sussistenza. Penso di sapere che questa non è una buona cosa, ma che alla fine permette ancora di sfamare le loro famiglie."

I bambini che lavorano in giovane età spesso sembra essere l'unica soluzione per le famiglie povere. Anche se il lavoro minorile è vietato dalla legge, sembra molto difficile ridurre il numero. Secondo Save the Children 2011 le statistiche, ci sarebbero 366 943 bambini di età compresa 5-14 anni che lavorano.

"I ragazzi lavorano principalmente come apprendista nel settore dell'artigianato e delle costruzioni. Per le ragazze, la situazione è spesso ancora più difficile dal momento che sono utilizzati principalmente come un buon modo permanente e non può mai o quasi smettere casa. Essi sono spesso picchiati e regolarmente lavorare oltre 20 ore al giorno. Senza contare che la maggior parte sono violentate dal datore di lavoro ", ha detto Abdelkhalek Benzekri.

Secondo l'organizzazione dei diritti dell'UNICEF per i bambini, Casablanca non conterebbe meno di 13.500 proprio sotto quindici anni. L'organizzazione End Child Prostitution, Child Porno¬graphy e il traffico di minori a fini sessuali (ECPAT) stima che il numero di giovani vittime di sfruttamento sessuale nella più grande città del Marocco è stato pari a 10.000 bambini.

Entità statali tuttavia cercano di limitare il fenomeno allineando leggi marocchini leggi internazionali. Ma nulla sembra ancora arginare il fenomeno che è ogni anno sempre più importante, anche se non è realmente dati ufficiali.

"Purtroppo per lo Stato, il sesso è un modo per attirare i turisti"

Per Benzekri è lo stesso atteggiamento dello Stato che potrebbe perpetuare il problema. "Lo stato regolarmente giustifica la violazione dei diritti umani. Si applica anche alla prostituzione minorile. Il settore turistico è il secondo del paese ed è una fonte importante di reddito. Ha lo scopo di attirare i turisti in ogni modo. E purtroppo il turismo sessuale è uno di loro ".

"Prima che il sud-est asiatico era la terra promessa di pedofili, ma lo tsunami che ha devastato la regione, hanno dovuto trovare altri posti", dice Benzekri. Il fatto che il Marocco è geograficamente più vicini gioca a suo favore. Proprio come molti collegamenti aerei low cost tra il Marocco e l'Europa. Nel paese stesso, tutto è più conveniente che in Europa. Sapendo che il tasso di cambio dell'euro è molto basso e che gli abusi sui minori va spesso impunito, si può solo questa dichiarazione amara: i pedofili in Marocco avere quello che vogliono a prezzi più bassi . "

Wided Bouchrika / Trad ML

http://www.levif.be/actualite/international/les-pedophiles-peuvent-avoir-ce-qu-ils-veulent-au-maroc-a-moindre-prix/article-normal-18639.html 

mercoledì 14 ottobre 2015

IL DRAMMA DELLE SPOSE BAMBINE

   IL DRAMMA DELLE SPOSE BAMBINE

 

Dodici anni sono pochi per sentirsi donna, per esserlo. Sono troppo pochi per morire. Era l’età di Rubina, la bimba pakistana, sposata da un mese e mezzo con un uomo molto più anziano, quando si è impiccata nel bagno dei genitori, proprio un anno fa, ed è diventata il simbolo della campagna “Indifesa” di Terres des Hommes. Aveva meno della sua età, soltanto otto anni, la scrittrice yemenita Khadija Al-Salami, prima donna regista nel suo Paese, quando fu costretta dalla famiglia al matrimonio forzato con un uomo di vent’anni più grande, violento, che la massacrava di botte. Sulla sua storia, che è quella di milioni di bambine nel mondo, ha scritto e diretto un film, “I am Nojoom, Age 10 and Divorced”, presentato quest’estate all’Istituto del mondo arabo, a Parigi, e al festival di Dubai.
«Ogni volta che cala il sole, ti chiedi se sopravviverai all’ennesima notte di violenza», ha detto Khadjia alla conferenza stampa di presentazione. La trama, in realtà, racconta l’esperienza di Noojom Ali (il nome le è stato cambiato in occasione del film, da Nujood Ali, che significa “guidata”, per assumere il nuovo significato di “stella nel cielo”), la più giovane divorziata di cui si abbia notizia, all’età di 10 anni, nel 2008, due anni dopo le nozze con il marito aguzzino quarantenne. Ma è un film soprattutto autobiografico, un film-specchio. È Khadija, la protagonista, insieme alla madre, anche lei moglie-bambola, all’età di otto anni. Racconta la regista in un’intervista su “Vanity Fair”, in occasione dell’uscita del lungometraggio: «Sono dovuta arrivare sull’orlo del suicidio. E mi sarei ammazzata di certo, se mio marito, stanco di quello che riteneva un comportamento inaccettabile, non mi avesse riportata alla mia famiglia. La ha praticamente accusati di averlo imbrogliato sulla qualità della merce, come si fa con un elettrodomestico difettoso».
Così, dopo tre settimane di vita coniugale da incubo, Khadija si è salvata. Rawan, la piccola connazionale, sposa anche lei a otto anni, è stata meno fortunata. Proprio un anno fa, moriva dissanguata per le ferite interne riportate durante la prima notte di nozze, senza miele. Qualche mese prima, a Siirt, nell’Anatolia sud-orientale, si toglieva la vita Kader, a soli tredici anni, pochi giorni dopo aver partorito il secondo figlio, in due anni di matrimonio, morto prematuro. Anche lei, costretta a sposare un uomo molto più vecchio, com’è tradizione in Turchia e in altri Paesi musulmani.
Secondo il principale quotidiano turco “Hürryiet”, sono oltre 180mila le ragazzine costrette alle nozze con uomini adulti, nel Paese. Nella regione di Kader, le mogli minorenni sono oltre il 40 percento. E ben l’82 percento sono analfabete.
È uno schiaffo, terribile, alla civiltà dei diritti umani e, soprattutto, dei diritti dell’infanzia, il dramma delle spose bambine. Nonostante numerose Convenzioni e Carte internazionali, insieme a leggi nazionali, proibiscano il matrimonio di minori di diciotto anni senza il libero consenso, dallo studio del Centro di ricerca “Innocenti” dell’Unicef sul “matrimonio precoce”, risulta che le nozze in età adolescenziale e addirittura puberale sono molto frequenti in alcuni Paesi, non soltanto musulmani. In particolare, in Medio-Oriente, nell’Africa sub-sahariana e in Asia, ma anche in America Latina e in Stati dell’Oceania, come Papua Nuova Guinea, le Isole Salomone e le Isole Marshall, e perfino in Europa, in Albania, in Macedonia, tra le popolazioni rom.
Nel mondo, ogni anno, sono oltre 14milioni, le bambine costrette a sposarsi. In Etiopia e in altri Paesi dell’Africa occidentale, come anche in India, non sono infrequenti le nozze obbligate per piccole di età inferiore agli otto anni. In Pakistan, all’età di cinque anni, sono considerate pronte al matrimonio ed educate ad un atteggiamento servile nei confronti dei maschi. In Rajasthan, l’età nuziale scende addirittura ai tre anni.
E la violenza sulla moglie “disobbediente”, perfino fino alla morte, è legittima. Le giovani spose “fuggitive”, che provano a tornare alla casa paterna, sono riconsegnate dai familiari al marito e punite, addirittura uccise in “delitti d’onore” ammessi dalla legge, in Paesi quali la stessa Turchia, l’Egitto, il Libano, il Bangladesh, e altri. Uno schiaffo alla dignità della donna.
I matrimoni precoci hanno gravi ripercussioni sulla salute psico-fisica, intellettuale, emotiva, affettiva e biologica delle piccole spose indifese, anche per l’effetto associato dei pericoli e delle conseguenze delle gravidanze premature, come nel caso di Kader. La mortalità delle giovanissime madri che partoriscono prima di aver compiuto 16 anni è sei volte superiore alle morti di parto dopo i 20 anni. Quasi il 90 percento delle giovanissime mamme sviluppa fistole vaginali. Le gravidanze in età pre-adolescenziale sono, in molti Paesi, la prima causa di mortalità infantile.
Al buio dell’attenzione mediatica, le morti delle spose bambine, per suicidio o a causa della violenza del marito, per parto precoce o per malattie contratte in relazione al matrimonio prematuro, qualcuna la prima notte di matrimonio, come Rawan, sono all’ordine del giorno, quasi mai riportate dalle cronache.
«Sono i principi della società che devono cambiare. Quando si pratica la barbarie si diventa barbari», afferma la regista yemenita, sposata con un veterinario francese, che non ha voluto figli, confessa, per i “ricordi troppo ingombranti” dell’infanzia. Anche chi tollera la barbarie, nel silenzio, si fa barbaro.
http://www.interris.it/2015/10/12/73452/posizione-in-primo-piano/schiaffog/il-dramma-delle-spose-bambine.html

domenica 11 ottobre 2015

Bambine abusate in ospedale

Bambine abusate in ospedale: l'orco era l'infermiere

 Sarebbero una ventina le vittime dell'infermiere dell'ospedale pediatrico Burlo di Trieste. L'uomo filmava anche le violenze con una microcamera nascosta. A scoprire tutto una mamma, insospettita dalle strane "manovre" dell'infermiere durante le visite

 

L'orco era nelle sale dell'ospedale pediatrico, il luogo dove bambine e bambini dovrebbe essere più protetti. Sarebbero infatti una ventina le ragazzine vittime di abusi da parte di un infermiere dell'ospedale pediatrico Burlo Garofalo di Trieste.
Le violenze risalirebbero a circa un anno fa. L'uomo, 59 anni, sfruttava il proprio ruolo all'interno del reparto di ortopedia dell'ospedale per avvicinare le ragazzine, tutte di età compresa tra i 2 e i 15 anni: l'infermiere-orco approfittava delle visite per toccarle in maniera impropria, filmando il tutto con una penna "micro spy", e spesso persino davanti agli stessi parenti delle vittime. L'infermiere riusciva ad agire in maniera veloce e senza dare nell'occhio, finché una mamma non si è insospettita. Dalla sua segnalazione sono partite le indagini.
Gli inquirenti hanno installato telecamere nascoste per monitorare i movimenti dell'infermiere, registrando le prove della sua colpevolezza. Ora l'uomo deve rispondere di violenza sessuale e detenzione di materiale pedo-pornografico: in casa aveva 250 video e migliaia di bambine molestate.
Tra le vittime c'è anche una dodicenne di San Donà, icome ricostruisce VeneziaToday, i cui genitori si sono rivolti all'avvocato Stefano Bruno Ferraro, costituitosi parte civile con la richiesta di 30mila in via prudenziale  per i danni morali, oltre valutare una causa civile nei confronti dell'ente ospedaliero, nel cui ambito sanitario la bambina avrebbe dovuto essere protetta e tutelata. L'infermiere si trova attualmente ai domiciliari. I suoi avvocati difensori hanno chiesto una perizia psichiatrica, che è stata concessa dallo stesso giudice che ne ha disposto l'arresto.
http://www.today.it/cronaca/infermiere-abusi-bambine-ospedale-burlo-trieste.html

sabato 10 ottobre 2015

Un prete siciliano ha pronunciato messa nonostante una condanna del tribunale ecclesiastico per abusi sessuali a un minore.

Prete pedofilo ma celebra ancora la Messa: "Il Papa intervenga" In Sicilia il sacerdote, condannato dal tribunale ecclesiastico, è stato autorizzato dal Vescovo a dire Messa. La denuncia di una Onlus

 Un nuovo scandalo pedofilia sembra profilarsi nell'orizzonte della Chiesa mentre è in corso il Sinodo sulla famiglia. 

due giorni fa le dichiarazioni di don Gino di Trento che "giustificava" i pedofili avevano scosso la tranquillità della Chiesa italiana. Ora arriva una nuova accusa che fa scendere un velo su quella lotta alla pedofilia portata avanti da papa Benedetto prima e Bergoglio poi.
Un prete siciliano ha pronunciato messa nonostante una condanna del tribunale ecclesiastico per abusi sessuali a un minore. Lo denuncia viene da una onlus antipedofilia, che ha ufficialmente chiesto a Papa Francesco di intervenire per far finire lo "scandalo". "Carlo Chiarenza - dice Roberto Mirabile, presidente de La Caramella buona - è stato condannato all'allontanamento per 8 anni dalla Sicilia e dalla sua diocesi perchè riconosciuto colpevole dalla sua chiesa di abusi sessuali nei confronti di Teodro Pulvirenti, quando quest'ultimo era un minore. Si tratta di una condanna in primo grado, ma pochi giorni fa il vescovo Nino Raspanti di Acireale (provincia di Catania, ndr) ha scandalosamente autorizzato Chiarenza a concelebrare una messa davanti a tanti fedeli".
La Messa, ha aggiunto la onlus, si è tenuta nella chiesa di Aci San Filippo, in provincia di Catania. Mirabile ha poi ricordato il caso di don Gino e delle sue parole "oscene e censurabili" sui bambini e sulla pedofilia: "Quelle erano parole - ha concluso- qui invece si è passati ai fatti".http://www.ilgiornale.it/news/cronache/prete-pedofilo-celebra-ancora-messa-papa-intervenga-1180571.html

mercoledì 7 ottobre 2015

Il prete giustifica la pedofilia


"I bambini cercano affetto". La diocesi lo sospende dagli incarichi
 Intervistato da La7 aveva "accusato" i bambini di essere la causa scatenante. L'arcidiocesi si dissocia e revoca gli incarichi al sacerdote

"La pedofilia posso capirla, l'omosessualità non lo so". Inizia così l'intervista di don Gino Flaim, collaboratore pastorale della parrocchia di San Giuseppe e San Pio X di Trento.
 Parole incredibili che hanno lasciato interdetti tutti gli ospiti dello studio di La7 durante la trasmissione "L'aria che tira"."Io sono stato tanto a scuola - continua il prete - e conosco i bambini. Purtroppo ci sono bimbi che cercano affetto perché non lo hanno in casa e quindi alcuni preti possono anche cedere". E alla domanda "sono quindi i bambini a provocare la pedofilia?", il parroco trentino annuisce. E aggiunge: "In buona parte sì". Insomma, la colpa è la loro (guarda qui il video).

      
"Ma che ho detto di tanto grave?". Sacerdote dal 1966, quando aveva 26 anni, collaboratore pastorale della chiesa di San Pio X a Trento, Don Gino Flaim, 75 anni, non sa ancora che le sue parole sui preti e la pedofilia hanno sconcertato l’Italia. La Curia trentina si è dissociata e gli ha revocato gli incarichi. "Sono qui davanti al computer a cercare di capire che cosa hanno trasmesso. Ma si sono presentati alla porta, non mi hanno nemmeno messo il microfono, ho detto solo poche parole, se ho detto qualcosa di grave l’ho detto senza saperlo" sottolinea Don Gino. Sui preti pedofili "ho detto che li capisco, non che li giustifico. È molto diverso". Dopo il clamore, "ho dovuto spegnere il telefono, non posso aprire la porta, ma mi mandano messaggi su Facebook. Ma sa che le dico? Quando ero giovane un vecchio sacerdote mi disse di andare sempre dritto per la strada principale, senza nascondersi. E così ho fatto anche questa volta. Pazienza, è stato messo in croce anche Gesù Cristo".
Il sacerdote prova a chiarire il senso delle sue affermazioni sui bambini che cercano affetto.

Ma non finiscono qui le dichiarazioni del parroco. Incalzato sulla necessità per la chiesa di condannare o meno la pedofilia, don Giulio dice che piuttosto "è un peccato e come tutti i peccati vanno accettati". Un'intervista che getta al vento tutte le parole di condanna alla pedofilia fatte da papa Benedetto prima e da Bergoglio poi.
L'attenzione si è poi spostata sul tema dell'omosessualità, in questi giorni al centro della discussione del Sinodo. Polemiche rinfocolate da coming out del teologo del Vaticano. "Le malattie vengono", inizia don Gino. Ed è una malattia?, gli viene chiesto: "Penso di sì - insiste - e penso che dentro a chi vive queste situazioni, pedofilia e omosessualità, ci sia molta sofferenza, perché si vede diverso e cerca di venirne fuori". "È umano", conclude don Gino. Chissà cosa ne pensano i bambini vittime della pedofilia.
Dopo qualche ora è comparso un comunicato della Chiesa di Trento che "si dissocia pienamente dalle dichiarazioni rilasciate da un anziano prete diocesano". "Egli, interpellato dalla cronista in un contesto del tutto casuale - prosegue la nota - ha espresso argomentazioni che non rappresentano in alcun modo la posizione dell'Arcidiocesi di Trento e il sentire dell'intera comunità ecclesiale". E per cercare di spegnere la polemica, il Vescovo ha anche deciso di revocare l'incarico di collaboratore pastorale e ne ha bloccato la "facoltà di predicazione".http://leggo.it/NEWS/ITALIA/don_gino_pedofilia_omosessulit_amp_agrave_diocesi_trento_revoca_incarichi_foto_video/notizie/1606412.shtml

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