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lunedì 30 gennaio 2012
Le mie bimbe molestate e lui libero e tranquillo. Perché?
Le mie bimbe molestate e lui libero e tranquillo. Perché?
Raccogliamo lo sfogo disperato di una madre. La cui vita, da alcuni anni, ha subito un brusco arresto ed una altrettanto brusca inversione di tendenza. La causa: il peggiore dei mali. Quello che a volte sembra surclassare il più forte dei tumori, resistente pure alle più moderne chemioterapie: l’abuso.
Nel suo caso verso la propria vita: quella rappresentata da due bambine, all’epoca dei fatti di 3 e 8 anni.
Bimbe che da un po’ di tempo non stanno bene ed hanno tutta una serie di malesseri a cui però non si riesce a dare una risposta.
Fino a quando l’amichetta della bimba più grande non raccoglie le confidenze della propria compagna di giochi: e spaventata ne parla subito con la propria madre, la quale avvisa la mamma delle bimbe.
E lì si apre un mondo. Di dolore, silenzi, minacce, paura.
Ma soprattutto un nuovo problema. L’abusante è minorenne ed il Tribunale competente è appunto quello dei minori. Ma è anche fratello del papà delle bambine e questo crea non pochi attriti in famiglia:
“pur rendendomi conto dell’assurdità, non riuscivo a perdonare a mio marito che ad abusare le nostre figlie fosse stato suo fratello minore.
Non gli perdonavo di stessere il fratello di un mostro!”.
Dalla famiglia peraltro arrivano i primi problemi:
“inizialmente ci minacciarono di morte. Poi addirittura cambiarono strategia offrendoci dei soldi per stare in silenzio”.
La madre però va avanti e denuncia appunto l’abusante.
Ma inizia un nuovo calvario.
“Veniamo noi periziati fino all’inverosimile, mentre non risulta che a lui sia successo lo stesso”.
Da allora (2006) è un via vai di assistenti sociali, psichiatri e quant’altro. La donna lascia il lavoro per stare più vicina alle bambine turbate da tutti i colloqui e pure il marito cambia lavoro, con una posizione che gli dà uno stipendio inferiore.
Sono passati quasi 6 anni ed ancora il Tribunale non si è pronunciato.
L’abusante resta libero.
Le vittime…no.http://www.massimilianofrassi.it/blog/2012
venerdì 20 gennaio 2012
Mi ha abusato per 18 anni. La storia (a lieto fine) di Anna.
Prendetevi 10 minuti, entrate nel mondo della pedofilia , commuovetevi ed incazzatevi, ma non perdete mai la fiducia in un mondo migliore
Questa è una storia che fa male ma è anche una grande lezione di vita. Oggi Anna è moglie e mamma splendida. Perchè nessun dolore può sconfiggere l’amore
http://www.youtube.com/watch?v=DwbL45hc9F8
http://www.massimilianofrassi.it/blog/mi-ha-abusato-per-18-anni-la-storia-a-lieto-fine-di-anna.html
Questa è una storia che fa male ma è anche una grande lezione di vita. Oggi Anna è moglie e mamma splendida. Perchè nessun dolore può sconfiggere l’amore
http://www.youtube.com/watch?v=DwbL45hc9F8
http://www.massimilianofrassi.it/blog/mi-ha-abusato-per-18-anni-la-storia-a-lieto-fine-di-anna.html
mercoledì 18 gennaio 2012
Sono i bambini a chiedere di fare sesso. Parola di Vescovo.
Il vescovo di Tenerife Bernardo Alvarez, è sulle prima pagine di tutti i giornali spagnoli.
Il motivo? Una sua lunga intervista su due temi per lui assimilabili: pedofilia e omosessualità.
Sulla seconda parole dure e di condanna (“è un vizio da cui deriva poi la pederastia”), sulla prima parole altrettanto “locas”, folli. Prima di riportarvele ripeto una cosa detta alcuni giorni fa in un post simile con una dichiarazione di Sgarbi.
Noi cerchiamo sempre di mettere la vittima al centro, affinchè abbiano le dovute attenzioni. Soggetti simili pure mettono la vittima al centro: ma del loro mirino. Puntare, mirare, fuoco.
Dichiara infatti il Vescovo” (sic) Bernardo Alvarez:
ci sono bambini di 13 anni che ti provocano, anche se tu non ti prendi cura di loro”; con quale scopo? vi chiederete. Semplice, avere con gli adulti rapporti sessuali. “La gente cerca l’omosessualità come una novità in campo sessuale e la pratica come poi pratica l’abuso sui minori”, che ad una certa età sono già consenzienti: questo l’illuminante pensiero.
Di un Vescovo.http://www.massimilianofrassi.it/blog/2012/01
Il motivo? Una sua lunga intervista su due temi per lui assimilabili: pedofilia e omosessualità.
Sulla seconda parole dure e di condanna (“è un vizio da cui deriva poi la pederastia”), sulla prima parole altrettanto “locas”, folli. Prima di riportarvele ripeto una cosa detta alcuni giorni fa in un post simile con una dichiarazione di Sgarbi.
Noi cerchiamo sempre di mettere la vittima al centro, affinchè abbiano le dovute attenzioni. Soggetti simili pure mettono la vittima al centro: ma del loro mirino. Puntare, mirare, fuoco.
Dichiara infatti il Vescovo” (sic) Bernardo Alvarez:
ci sono bambini di 13 anni che ti provocano, anche se tu non ti prendi cura di loro”; con quale scopo? vi chiederete. Semplice, avere con gli adulti rapporti sessuali. “La gente cerca l’omosessualità come una novità in campo sessuale e la pratica come poi pratica l’abuso sui minori”, che ad una certa età sono già consenzienti: questo l’illuminante pensiero.
Di un Vescovo.http://www.massimilianofrassi.it/blog/2012/01
domenica 8 gennaio 2012
Internet e i pericoli per i bambini che navigano in rete
I nostri figli sono quelli che sin da piccolissimi usano abilmente il lettore DVD, maneggiano telecamere e fotocamere digitali, si incuriosiscono dinnanzi al pc e presto ne scoprono la magia e le potenzialità, precocemente adoperano il telefonino ed approcciano alla rete come ad un gioco.
Per gli esperti i nostri piccoli geni non sono altro che “nativi digitali”, ovvero bimbi nati nell’epoca digitale.
È un fatto che i nostri figli siano circondati dagli strumenti del “progresso”, crescano in ambienti normalmente tecnologici e quindi, da subito, siano portati a rapportarsi alla tecnologia con cui convivono.
Tale realtà induce “i bimbi di nuova generazione” a percepire la tecnologia come una estensione delle capacità umane ed a sperimentarla continuamente. In questo senso il bambino “gioca” con il televisore, con il telecomando, con lo stereo o con il telefonino ed il personal computer, e giocando scopre il mondo.
In altre parole nei bambini di nuova generazione, nati in questa epoca ricca di stimoli tecnologici, la naturale sintonia con il pc, le televisioni ultramoderne, i telefonini “spaziali” e la rete internet, dipenderebbe innanzitutto dal fatto che tali strumenti sono parte integrante del mondo che circonda i piccoli e quindi sono da subito a disposizione della loro curiosità.
Per i piccolissimi questo uso comune della tecnologica è sempre innocuo e privo di insidie?
Secondo l’Eurispes nella fascia d’età preadolescenziale
- l’87,3% dei bambini gioca da solo con il pc;
- il 75,4% è in grado di compilare un testo al computer;
- il 62,7% usa autonomamente la stampante.
È un bene che i bimbi conoscano e siano in grado di gestire gli strumenti tecnologici, siccome essi sono parte integrante della realtà moderna, l’abilità del piccolo nel loro uso certamente accresce il bambino nella conoscenza del mondo.
Ma fino a che punto l’uso degli strumenti tecnologici da parte dei piccoli rappresenta una opportunità ed un momento di crescita?
Assai delicata e molto discussa è la questione dell’ingresso dei bambini nella rete. Stando agli stessi dati Eurispes
- il 59,8% dei preadolescenti è in grado di cercare informazioni in rete;
- tra i 6 e gli 8 anni il 50,7% dei bambini campionati usa già internet a vario titolo, tra i 9 e gli 11 entrano nella rete il restante 47,7%. L’approccio è precocissimo, spesso favorito ed accompagnato dai genitori che nella rete trovano occasioni di svago per i piccoli, cartoni animati, siti dedicati ai piccini, giochi semplici e stimolanti. La rete per i piccoli, a patto di una buona selezione e di una attenta supervisione da parte di noi adulti, può riservare ai bimbi spazi stimolanti ed interessanti.
Tuttavia l’universo virtuale è vasto e diversificato non privo di “spazi grigi” e pericolosi.
Come la mettiamo con le “piazze virtuali”, la magia dell’incontro e della scoperta dell‘alto? E’ il mondo dei social quello che attira i bambini e che, complice la loro spensierata vitalità, li espone ad una serie di pericoli che i piccoli non conoscono e che neanche immaginano.
Nel sito dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, tra le pagine web dedicate alla salute del bambino, si legge un dato allarmante: “Intere classi virtuali delle scuole elementari sono ormai ritrovabili in rete sotto forma di gruppi”.
L’età di accesso ai social network è, quindi, bassissima.
Un genitore intravede subito il pericolo pedofilia: chi si nasconde nella rete?
Il mostro invisibile esiste realmente e non se ne parla da oggi. Già qualche anno fa, 2007, una ricerca condotta dalla polizia postale allertava i genitori, rivelando che l’11%dei bambini presenti nelle chat entrano in contatto diretto con un pedofilo, incoscienza, vergogna o paura spingono, poi, i bambini a non raccontare alle famiglie l’accaduto. Sia ben chiaro che il riferimento è a soli contatti virtuali, di cui comunque non va sottovalutata la pericolosità.
La pedofilia, sebbene sia il più grande rischio a cui si espone un bimbo solo nella rete, non è l’unico “difetto” della navigazione precoce.
Il bambino afferma se stesso e costruisce la propria identità attraverso i rapporti affettivi. E la realtà del contatto, la forza emozionale della fisicità non possono in nessun modo essere sostituite; in questo senso i rapporti virtuali che si instaurano in rete sono assai pericolosi quando compromettono la percezione della realtà nel bambino, ovvero quando lo inducono ad una confusione tra reale e virtuale. Laddove la sovrapposizione del piano virtuale a quello reale è una trappola in cui i piccoli facilmente cadono, noi genitori dobbiamo considerare che la visione della realtà che hanno i bambini è ancora in costruzione.
L’approccio alla rete può rappresentare nei bambini anche la risposta ad una “irrefrenabile curiosità” stimolata dai genitori stessi, da un fratello maggiore o da chiunque altri il bimbo abbia visto navigare o sentito parlare della rete. Mai vietare in radice l’approccio ad internet, i bambini adorano violare i divieti e quando lo fanno in genere non ne parlano con nessuno, men che meno con noi genitori.
Come aiutare i bambini a riconoscere i pericoli ed a evitarli?
Intanto leggere i “segreti” dei figli nei loro profili in rete non aiuta a risolvere i problemi e potrebbe aumentare le conflittualità. Scrivere nella rete rappresenta per i nostri figli ciò che scrivere nel diario segreto rappresentava per noi: è uno sfogo emozionale. In pratica non necessariamente i bimbi scrivono ciò che pensano e certamente ciò che hanno scritto non apparterà più ai loro pensieri dopo poco, pochissimo tempo perché i piccoli sono in continua evoluzione e con loro evolvono le idee e le intenzioni che hanno.
L’arma migliore resta sempre “l’accoglienza”: ascoltare i figli per partecipare alle loro decisioni, tenendo conto del fatto che la calma è il miglior modo per orientare le scelte dei bambini e dei ragazzi. La generazione dei nostri figli cresce velocemente, spesso a noi genitori sembra che siano troppo precoci, sono dei piccoli adulti che sanno imporsi, pretendere e decidere, ma ricordiamoci che pur sembrando “grandi” ad 8\10 anni sono ancora dei bambini.
Instaurate l’abitudine di seguirli sempre nelle navigazioni internet, non cedete al desiderio di autonomia e parlategli della pedofilia. In questo modo i vostri bambini capiranno che non è prudente pubblicare foto, scambiarsi immagini personali con gli sconosciuti, rivelare la residenza, il numero di telefono o telefonino, piuttosto che accettare incontri. Accompagnate il bambino nella sua crescita e vivete la rete come un passaggio indispensabile dello sviluppo intellettivo e sociale di vostro figlio, ma allo stesso tempo come un luogo delicato ed insidioso per un bambino.http://www.vitadamamma.com/3873/internet-e-i-pericoli-per-i-bambini-che-navigano-in-rete.html
sabato 7 gennaio 2012
Olanda-shock: quando il vescovo “organizza” i pedofili
Ancora una bufera per la Chiesa olandese: il presule Philippe Bär, per dieci anni alla guida della diocesi di Rotterdam , accusato di supporto organizzativo a un’associazione pedofila
GIACOMO GALEAZZI CITTÀ DEL VATICANO Vescovo e capo di una «gang» di pedofili. Il presule Philippe Bär (che per un decennio ha guidato la diocesi più importante dei Paesi Bassi, dal 1983 al 1993) è sospettato di aver fornito supporto organizzativo ad un’associazione la cui finalità era quella di abusare sessualmente di minori. E di averne a sua volta fatto parte.Nel 1993 il capo della diocesi di Rotterdam lasciò improvvisamente il suo incarico per ritirarsi in nell’abbazia benedettina di Chevetogne, in Belgio. In Olanda la Chiesa è sempre più nella bufera. Dopo la deriva d’Irlanda, nel «clero infedele» si allarga il fronte olandese. Prima le conclusioni-choc della commissione indipendente sulla pedofilia (molestato un bambino su cinque entrato in contatto con istituzioni ecclesiastiche), adesso l’accusa di abusi sessuali rivolta al vescovo emerito di Rotterdam.
Insomma, la Chiesa olandese non riesce ad arginare gli scandali. Ad agosto una commissione aveva proposto di compensare le vittime e i vescovi hanno approvato con una votazione le soluzioni individuate. Il costo totale dei risarcimenti supererà i cinque milioni di euro. L’indennizzo sarà calcolato «sulla base della gravità dell’abuso commesso», specifica l’episcopato olandese. Nei Paesi Bassi da due anni lo scandalo-pedofilia sta dilaniando la Chiesa cattolica e un’inchiesta governativa ha censito migliaia di casi di abusi compiuti all’interno delle istituzioni religiose, molti dei quali approdati nelle aule dei tribunali. A partire dalle violenze sessuali in un collegio cattolico della cittadina di Heerenberg. I vescovi dei Paesi Bassi riconoscono pubblicamente l’esigenza di «recuperare la fiducia», facendo giustizia «perché ci sia penitenza del clero e guarigione delle vittime». I «grandi errori della dirigenza della Chiesa possono averne minata la credibilità», perciò «i vescovi e i superiori degli ordini devono assumersi le proprie responsabilità e affrontare le critiche». In totale 137 tra preti, frati e suore sono coinvolti nello scandalo. Le denunce descrivono l’ambiente di omertà e paura che impediva di denunciare pubblicamente le violenze. La Santa Sede pretende dall’episcopato nazionale una linea totalmente votata alla trasparenza dopo anni di politiche poco chiare in Olanda.
Dunque, lo scandalo pedofilia affonda la Chiesa «liberal», il laboratorio che, con il suo «catechismo» ultramoderno e l’interpretazione progressista del Concilio Vaticano II, intendeva modernizzare la fede e portare aria nuova nei Sacri Palazzi. Dal 1945 al 2010 in Olanda decine di migliaia di bambini e ragazzi hanno subito abusi sessuali in istituti ecclesiastici e centri cattolici. La commissione d’inchiesta indipendente presieduta dall’ex ministro Wim Deetman è arrivata a una conclusione-choc identificando 800 autori di abusi (preti e personale laico), di cui 150 viventi. Un minore su cinque tra quelli entrati in relazione con strutture della Chiesa olandese dal 1945 al 2010 è stato costretto a subire abusi.
Perciò, si avvera la «profezia» di Benedetto XVI. Nella lettera ai cattolici d’Irlanda, il Papa aveva indicato tra le cause degli abusi i costumi rilassati del clero e l’accresciuta tolleranza «post-68» verso la libertà sessuale. Il disastro nella super-aperta Chiesa olandese gli dà ragione. Le gerarchie si impegnano adesso a «rendere giustizia alle vittime e ad aiutarli a guarire nella misura del possibile», ma le attuali procedure non bastano: «Può essere fatto ancora molto per aiutare le vittime e vogliamo contribuire personalmente a ciò». Ratzinger si è impegnato più di chiunque altro contro gli abusi del clero. Gli insabbiamenti vengono puniti: nel mondo 40 vescovi sono stati rimossi.
Recentemente è uscita la notizia shock del prete salesiano olandese di 73 anni – si conoscono soltanto le iniziali, padre van B. – che era salito agli onori della cronaca in quanto dichiaratamente appartenente alla Martijn, un’associazione legalmente riconosciuta in Olanda e che sostiene le relazioni pedofile: “Sono perfettamente legittime” dicono, “seppure discriminate dalla società”. Non era solo van B. a sostenere la legittimità della pedofilia ma anche padre Herman Spronck, superiore dei salesiani in Olanda, la cui intervista concessa a Rtl News ancora oggi fa impazzire il Web. Padre Spronck, in sostanza, appoggia von B. e sostiene che se il bambino è consenziente il rapporto sessuale con un adulto è legittimo. Dice: “Dipende dal bambino. Non si deve mai entrare nello spazio personale del bambino se non lo vuole. Ma ci sono bambini che indicano loro stessi che è ammissibile. In questo caso anche un contatto sessuale è possibile”. Padre Spronck entra nel merito anche del seminario dove lui, assieme a tanti altri sacerdoti olandesi, ha studiato negli anni Cinquanta e Sessanta. Dice che erano tutti maschi, che non vedevano mai le ragazze, “e per questo era normale che nascessero certe tendenze”.La notizia dall’Olanda è immediatamente arrivata in Italia e a Roma. E ha provocato la reazione decisa della curia generalizia dei salesiani che ha condannato in una nota le dichiarazioni di Spronck dicendo che “il rispetto pieno e totale dei bambini, dei ragazzi e dei giovani rimane per noi un’opzione fondamentale e irrinunciabile”. E ancora: “Essere membro di tale associazione è assolutamente incompatibile con i principi e i valori della tradizione salesiana”. Nella chiesa olandese in pochi sostengono la legittimità della posizione dei due salesiani. Il dibattito è semmai aperto – e a tratti parecchio aspro – sulla genesi teologica e storica della posizione dei due. La domanda è una: cosa porta uomini di chiesa a sostenere che la pedofilia è un qualcosa di legittimo?er alcuni tutto è nato dopo il Concilio Vaticano II quando la chiesa olandese spingeva, molto più di altre chiese, per riformare in senso aperto e liberal il suo stesso Dna.Fu il cardinale Bernard Jan Alfrink, arcivescovo di Utrecht, a pubblicare con l’appoggio di diversi teologi (tra questi il domenicano Edward Schillebeeckx) un nuovo catechismo portatore di grandi aperture sui temi dell’omosessualità, dell’aborto, delle pratiche anticoncezionali, del sacerdozio delle donne, del celibato dei preti. Per altri, invece, queste posizioni, seppure non condivisibili in alcun modo, sono il segnale di una chiesa che non elude certi problemi e che di questi problemi vuole parlare. Fino a pochi mesi fa il principale interprete di questa chiesa aperta al mondo e al suo spirito era Adrianus Herman van Luyn, vescovo di Rotterdam, anch’egli salesiano. Il 18 gennaio il Papa ha accettato le sue dimissioni per raggiunti limiti di età. Intanto il costo totale dei risarcimenti già concordati supererà i cinque milioni di euro.http://vaticaninsider.lastampa.it/homepage/inchieste-ed-interviste/dettaglio-articolo/articolo/olanda-netherlands-holanda-pedofilia-pedophilia-10958/
giovedì 5 gennaio 2012
Il pedofilo che ha paura di violentare la figlia
E’ pedofilo. E dunque non è, non sara’ mai, un papa’ ‘normale’. Trentadue anni, originario del Baden Wuerttenberg, in Germania, confessa di aver paura di abusare di sua figlia di 8 anni.
LA ZEITUNG - La testimonianza e’ stata raccolta dalla Sueddeutsche Zeitung, cui quest’uomo ha raccontato di essere in terapia, a Ratisbona. Si e’ affidato a due psicologi nella speranza di ‘guarire’. Chi lo ha intervistato gli ha dato un nome di fantasia, Michael Lang. Un matrimonio distrutto dalla malattia alle spalle, ‘la mia ex moglie non sapeva come affrontare il problema’, Michael racconta il dramma di trovarsi a gestire un difficilissimo rapporto con sua figlia, che puo’ frequentare solo seguendo rigide regole di comportamento. ‘Quando cammino con lei per strada – e’ la terribile ammissione fatta nell’intervista – puo’ succedere che io abbia un’erezione’. E il suo timore e’ che l’impulso sessuale represso possa divenire incontrollabile.
COMBATTERE SE’ STESSI - Michael racconta di una vita passata a combattere contro se stesso: ‘Ho avuto a lungo la speranza che si trattasse di una fase’, dice, parlando delle prime attrazioni. A 28 anni, ormai sposato, ha capito pero’ di ‘essere effettivamente pedofilo’. Ora, ogni due settimane, si sposta in Baviera, per una terapia di gruppo. Una soluzione definitiva al suo problema non esiste, gli hanno spiegato, e Michael ha pensato qualche volta di ricorrere alla castrazione chimica. Secondo la Sueddeutche Zeitung, Nell’ultimo anno hanno chiesto di essere seguiti, a Ratisbona, oltre cento pazienti. Anche a Berlino e a Kiel esistono centri di cura del genere; e nel 2012 ne saranno aperti altri due ad Amburgo e Hannover. In Germania sono 200 mila gli uomini colpiti dal problema della pedofilia.(ANSA).http://www.giornalettismo.com/archives/178133/il-pedofilo-che-ha-paura-di-violentare-la-figlia/
mercoledì 4 gennaio 2012
NEW YORK, RITROVA LA FIGLIA DOPO 77 ANNI. LA DIEDE IN ADOZIONE DOPO LO STUPRO
NEW YORK - Una donna e la figlia si sono riabbracciate dopo un'attesa lunga 77 anni. L'incredibile storia è accaduta a San Clemente in California nel 2006, ma solo in questi giorni emergono i dettagli sulla vicenda. Minka Disbrow e Betty Jane, che oggi hanno rispettivamente 99 anni e 82 anni, erano separate dal 1929 da quando lei, Minka, diede in adozione la figlia, dopo essere rimasta incinta minorenne a causa di uno stupro.
L'unico ricordo era una foto in bianco e nero che ritraeva la neonata avvolta in una coperta e adagiata in una cesta, scrive l'Huffington Post online. Dal giorno in cui Betty Jane è venuta alla luce, Minka ha augurato in silenzio buon compleanno alla sua piccola il 22 maggio di ogni anno. Gli anni si sono trasformati poi in decenni, ma il desiderio è rimasto immutato, quello di poter un giorno fare gli auguri di persona alla figlia. Quando ormai la speranza sembrava persa e dopo l'ennesima preghiera in cui la donna chiedeva a Dio di poter rivedere la figlia almeno solo una volta prima di morire, ecco che la mattina del 2 giugno 2006 squilla il telefono. È un uomo che chiama dall'Alabama e che le chiede informazioni sul suo passato. Minka pensa immediatamente di essere vittima di un furto d'identità, poi la voce misteriosa le chiede se vuole parlare di Betty Lee: Minka non riesce a credere alle sue orecchie, le sue preghiere sono state ascoltate.
Betty Lee, che ora si chiama Ruth Lee, è stata adottata da un religioso norvegese e da sua moglie. Si è poi sposata, e ha avuto sei figli, di cui uno, Mark Lee, è un astronauta. La signora Lee ha sempre saputo di essere stata adottata, ma solo intorno ai settant'anni ha cominciato a cercare i suoi genitori biologici, per motivi di salute. La signora ha infatti cominciato ad avere problemi di cuore e quando il medico le ha chiesto se c'erano precedenti nella sua famiglia lei non ha saputo rispondere. A quel punto, suo figlio Brian ha deciso che era ora di indagare sulla vera famiglia della madre. L'uomo si è rivolto al tribunale del South Dakota, che gli ha consegnato un fascicolo di 270 pagine in cui viene descritta la storia di Minka, dallo stupro a tutte le lettere scritte a mano in cui chiede notizie della sua piccola. Brian comincia a cercare il nome di Minka Disbrow nei registri degli obitori, vista l'età della donna. Ma «quando poi ho digitato il nome nell'elenco telefonico online - ha spiegato l'uomo - e ho visto che il nome veniva fuori, quasi mi è mancato il respiro».
Un mese dopo l'incredibile ricongiungimento. «Era come se non ci fossimo mai divise - ha spiegato Minka in un'intervista - abbiamo scoperto di avere gusti molto simili e abbiamo subito recuperato gli anni persi sfogliando album di fotografie». Dal 2006 ad oggi, Minka ha fatto visita alla figlia e ai numerosi nipoti e pronipoti diverse volte, e solo di recente ha cominciato a rivelare la sua storia, nella sua chiesa. Quest'anno, in primavera, la signora Minka Disbrow compirà 100 anni: sarà un compleanno speciale, un secolo di storia, in cui la sua famiglia si è evoluta senza che lei ne sapesse nulla e che ora le si stringerà attorno felice.http://www.leggo.it/articolo.php?id=156306
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