l pedofilo lo è per il resto dei suoi giorni. Spesso lunghi…
La recidività è la sua principale caratteristica. L’arte di nuocere ciò che lo rende, per certi versi, unico.
Quella che state per leggere è la lettera che un pedofilo (mai
condannato) ha scritto alla sorella, che per anni a cadenza quotidiana
ha abusato, fino a quando raggiunta la maggiore età la ragazza se n’è
andata di casa.
Prima leggetevela tutta, poi la commentiamo insieme.
“Ciao Franca (il nome è fittizio e l’ho messo io – nota),
è la prima volta che ti scrivo e mi trovo molto in imbarazzo nel farlo.
Diversi anni di silenzio non hanno fatto che amplificare in me il
disagio ed il significato dei miei gesti. Il continuo turbamento che
macera dentro me non placa; tant’è che detesto fare cose normali come
specchiarmi, oppure andare a trovare i nostri genitori.
Mi sento in debito ovviamente con te e poi con loro per avervi tolto la felicità di un’esistenza che non è stata serena.
Da quando essi sono venuti a conoscenza dei fatti, nei loro sguardi
traspare tanta commiserazione, percepisco gli interrogativi che
vorrebbero pormi per essere saziati dalle mie risposte, alle quali non
saprei né argomentare nè dare senso logico. Allora il mio cuore esegue
un ennesimo tuffo nell’Ade, lo sconforto prevale sino a sciogliermi le
ginocchia e la mente ripiega su sé stessa come plastica al fuoco.
Per cui sguscio via, svio per non sorreggere i loro occhi, mi assale il
desiderio di voler sparire: vorrei non essere mai nato, trovarmi tra i
fuochi immortali, da qualsiasi altra parte, ma non al loro cospetto.
Mi rivolgo a te sorella per chiederti perdono di qualcosa che nacque per pura curiosità adolescenziale.
Fu forse uno sfregamento l’origine del male, mentre giacevamo insieme
nei pomeriggi estivi, accompagnato dall’entusiasmo di qualcosa di nuovo
che mi fece perdere il lume della ragione: blackout non lo nascondo, ho
sentito il potere questo è vero, per me era solo una scoperta insensata,
serrando i tempi con chi è innocente e pura!
Scrivere queste righe è faticoso, mi trema la mano, troppo forte è l’emozione che sorprende gli occhi ed il cuore.
Chiedo il tuo perdono Franca, perchè la mia non è vita, come del resto non lo è stata mai per te.
Sono sempre stato pentito di quel che ho fatto, non sono un debole, per questo volevo venisse tutto celato.
L’impressione di cosa sono stato, è una macchia indelebile che perdurerà
alla forza del tempo, mantenendo sempre il proprio alone; per cui ti
chiedo l’assoluzione della mia colpa non per cancellare il passato ma
per custodirlo come memoria.
Ti prego di riporre la tua fiducia in me, ripristinare la tua presenza
anche ridotta ai minimi termini, in modo da riallacciare pian piano il
rapporto spezzato:
tornare ad essere fratello e sorella.
Si facesse un tentativo per sbloccare questo stallo ormai consolidato.
Se non te la senti, lo capisco da me, e non ti biasimo; allora l’unico
sforzo che ti chiedo di fare sarà quello di comprendermi e di parlare
con me al passato come qualcosa che fu e non è più adesso.
Nutrirai ancora del rancore, certamente mi odierai, allora se così
staranno le cose, la mia vita sarà un continuo patimento, un continuo
vagare sino a giungere in fondo, dove potrò fare anche io come gli
animali, cercando un luogo sicuro dove morire, lontano dal clamore per
poter riposare in pace: in parte questo già lo faccio. In questo momento
ho paura di tutto e non lo dico per suscitare pietà.
Qualora volessi incontrarmi, sarei disposto a farlo anche per diverse
sedute in terapia con la dr.ssa che ti sta seguendo, in modo da poter
ragionare ed argomentare quanto accaduto.
Ti voglio bene Franca,
FIRMA
http://www.massimilianofrassi.it/blog/
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