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venerdì 7 settembre 2012

Turismo sessuale a caccia di bambini


Quarantuno milioni di viaggi e 195 milioni di notti sono i tagli che la crisi ha fatto sulle vacanze degli italiani. Il numero medio di residenti che viaggia per vacanza è sceso di quattro milioni e mezzo di unità a trimestre facendo si che il turismo degli italiani tornasse sui livelli di quindici anni fa. 
Per trovare la stessa propensione a viaggiare per motivi vacanza occorre tornare al 1998. Una riduzione che colpisce trasversalmente le persone di ogni età, sesso e condizione professionale ma che pesa in modo particolare sulle famiglie più giovani. Crisi crisi crisi, non ci sono soldi ed ovviamente non si va in vacanza. Con un ma, infatti nonostante la crisi il drammatico fenomeno del turismo sessuale “tira” ancora (consentitemi il gioco di parole).
Secondo Ecpat (End Child Prostitution, Pornography and Trafficking) sono 80.000 i turisti sessuali di origine italiana. Il 60% sono occasionali, il 35% 16 abituali e il 5% pedofilo. Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo il giro d’affari che ruota intorno al turismo sessuale minorile fattura tra gli 80 e i 100 miliardi di dollari annui (stime 2010). Le vittime sono bambini dei Paesi in Via di Sviluppo con un’età compresa tra i 13 e 17 anni.
Il turismo sessuale che colpisce soprattutto i bambini, vittime indifese di uno sfruttamento che spazia dalla pornografia alla prostituzione, passando attraverso la tratta e i matrimoni precoci con il fine ultimo di un facile guadagno. Secondo dati dell’UNICEF, lo sfruttamento sessuale minorile a fini commerciali coinvolge ogni anno circa un milione di bambini. Ma le stime attendibili sono molto difficili da valutare, trattandosi di un mercato clandestino che sfugge a ogni analisi. La Dichiarazione di Stoccolma, adottata in occasione del Congresso mondiale contro lo sfruttamento sessuale dei bambini (1996) definisce il Commercial Sexual Exploitation of Children (CSEC) come “una forma di coercizione e di violenza contro i bambini (che) è pari a lavoro forzato e a una forma contemporanea di schiavitù”. Il carattere della transnazionalità e della globalità degli spostamenti ha contribuito alla diffusione e all’ampliamento di questo fenomeno. Le forme principali e interconnesse di sfruttamento sessuale commerciale sono la prostituzione, la pornografia e la tratta per scopi sessuali. Altre forme di sfruttamento comprendono il turismo sessuale infantile, i matrimoni precoci e quelli forzati.
In Europa le partenze principali dei turisti sessuali si verificano da Germania, Olanda, Regno Unito, Francia, Belgio, Spagna e Italia. Dal Continente americano: Stati Uniti, Canada e Brasile. Le destinazioni prevalenti sono Thailandia, Vietnam, Laos, Cambogia, Filippine, Nepal, Pakistan, Russia, Taiwan, Cina, Sri Lanka, India, Indonesia, Brasile, Repubblica Dominicana, Colombia, Messico, Venezuela, Cuba, Kenya. L’Oriente e l’America Latina sono le principali mete del turismo sessuale minorile, ed è proprio in queste aree che va concentrata tutta l’attenzione nel coinvolgere e spronare il turismo locale a combattere tali forme di schiavitù.
Come combattere il turismo sessuale minorile. Molti alberghi di questi Paesi oggi aderiscono a network internazionali di lotta al turismo sessuale. Una di queste reti è la ChildSafe Network, nata nel 2005 in Cambogia da Friends International e oggi attiva anche in Thailandia, Indonesia e Laos. Il turista, accedendo alle strutture ricettive che espongono tali simboli, può essere certo di trovarsi in un albergo sensibile al problema e di non collaborare all’incremento del mercato sessuale locale. Un passo importante nella lotta contro il turismo sessuale è stato infatti rappresentato in questi ultimi anni dal tentativo di sensibilizzare il settore del turismo (dai tour operators, agli alberghi, alle agenzie di viaggio, fino ad arrivare direttamente al turista), e promuovere buone pratiche per un turismo maggiormente responsabile. Ha fatto scuola in questo senso il “Programma di prevenzione e controllo dell’abuso e dello sfruttamento sessuale dei minori ai fini commerciali” realizzato una decina di anni fa nella Repubblica Dominicana dalla Cooperazione Italiana insieme all’UNICEF locale e ECPAT-Italia. Si tratta sostanzialmente di far aderire gli operatori turistici a una scelta “etica” che, oltre a creare un consenso diffuso e internazionalmente riconosciuto sulla lotta allo sfruttamento sessuale minorile, porta anche un miglioramento del posizionamento sul mercato e presso l’opinione pubblica. Infine, per quanto riguarda il contributo italiano, la DGCS finanzia e realizza direttamente ormai da diversi anni numerose iniziative per la prevenzione e la lotta a tutte le forme di abuso e di sfruttamento sessuale di bambini e adolescenti. Nel Luglio 2007 il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa (COE) ha adottato la Convenzione di Lanzarote che ha visto la partecipazione attiva dell’Italia in tutte le fasi della stesura del testo. La DGCS, in particolare, ha contribuito proponendo e ottenendo di includere lo strumento della cooperazione internazionale per assicurare una maggiore capacità dei Paesi aderenti nel prevenire e contrastare i gravi fenomeni oggetto della Convenzione. La Convenzione di Lanzarote risponde alla necessità di elaborare nuovi strumenti vincolanti per gli Stati Parte di contrasto allo sfruttamento e all’abuso sessuale dei minori.
Allo stato attuale, il testo è stato sottoscritto da 43 Stati membri del COE, fra i quali l’Italia. Ad oggi sono 17 gli Stati ad averla ratificata. Per quanto concerne l’Italia, un recente pronunciamento del Capo Dipartimento per le Pari Opportunità, alla presenza del Ministro delegato Fornero, ha annunciato la ripresa dell’iter parlamentare di ratifica della Convenzione, che dovrebbe concludersi in tempi ravvicinati. Proprio al fine di promuovere la ratifica e l’applicazione della Convenzione da parte dei Paesi firmatari è in programma una grande Campagna informativa a cui partecipa la DGCS insieme ad altre importanti istituzioni italiane impegnate sul tema, riunite in un apposito Gruppo di Lavoro di cui fanno parte anche il Consiglio d’Europa, il Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero della Giustizia e l’Istituto degli Innocenti di Firenze.


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