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lunedì 12 dicembre 2011

Turismo sessuale, il mercato delle bambine


Una bambina asiatica costa tra i 5 e i 20 dollari. E chi le "acquista" non è necessariamente un pedofilo. No. Il profilo dell'italiano che parte in cerca di pre adolescenti con cui fare sesso a poco prezzo è elementare e insospettabile: uomo, di ceto medio, sopra i 20 e fino ai 40 anni. Di solito sono padri di famiglia con figli della stessa età delle piccole che poi pagano per divertirsi, lavorano quasi tutti e la mattina escono da casa salutando le loro mogli, in giacca e cravatta.

Il punto della situazione. A disegnare il quadro dello sfruttamento sessuale nel mondo è Daniela Bernacchi, Direttore Generale di Intervita 1, organizzazione non governativa di cooperazione allo sviluppo, aconfessionale, apartitica e indipendente. Nata a Milano nel 1999, opera nei paesi del Sud del mondo, con partner locali, per migliorare le condizioni di vita delle popolazioni delle aree più povere. Prendiamo la Cambogia. Ogni anno volano in questo stato del sud-est asiatico oltre 20mila italiani. Il 60 per cento sono uomini, il che indica l'evidente sbilanciamento del turismo in queste zone. Di quelli che partono in cerca di bambine, solo il 5 per cento sono pedofili, persone interessate da specifiche patologie.

L'offerta è altissima. Il 35 per cento dei turisti di casa nostra diretti in Cambogia, invece, cercano sesso coscientemente. Alcuni si documentano su internet, altri prima di prendere un qualsiasi volo low
cost sanno già quali quartieri frequentare per comprare una bambina. E trovarne di indifese è facile. L'offerta di trovatelli è altissima perché in Asia, ma anche in America Latina i minori sono molti di più che in Europa, mentre i controlli si riducono a zero. E poi costano meno. Pochi dollari al massimo. Ecco perché un europeo preferisce la Camboglia alla Repubblica Ceca. Non solo. "L'idea - spiega Daniela Bernacchi - è che pagare un rapporto con un minore sia una cosa quasi lecita, anzi un'opera di bene.

E' come un'opera di bene. Gli uomini, anche italiani, si sentono puliti. Il ragionamento è questo: "Loro sono poveri, io gli do dei soldi e le bambine saranno contente". Anche perché, le piccole cambogiane, thailandesi o vietnamite hanno una caratteristica: sorridono sempre e quindi sembrano anche felici. Non solo. E' la povertà (nel 55% dei casi) a facilitare lo sfruttamento dei minori. Tra le ragioni che spingono certe famiglie a cedere la propria piccola c'è infatti l'indebitamento che pesa nel 30 per cento dei casi.

Le vittime e il reclutamento. Stando ai dati raccolti dall'associazione, le vittime dello sfruttamento sono quasi sempre donne, tra i 7 e i 17 anni (56%) ma, ironia della sorte, sono donne (di circa 30 anni e povere), anche gli "orchi" (77% dei casi), le figure chiave nel reclutamento delle minori, sia sul fronte del traffico di esseri umani che su quello del reperimento per lo sfruttamento sessuale in loco. Questo perché, le bambine sono attratte dal loro stesso sesso con più facilità. Oppure capita che quando un "orco" bussa alla porta di una famiglia povera, i genitori indebitati cedano alla tentazione di vendere la propria figlia.

Le ragioni di una tragica scelta. Le dinamiche del reclutamento sono sempre le stesse. Circa l'80% delle vittime ha seguito volontariamente i trafficanti per motivi economici: il 48,4% per povertà e il 19,4% per ripagare un debito. Il 64,1% delle vittime ha quindi accettato inconsapevolmente di lavorare nel mercato del sesso. Insomma, lasciano le loro case convinte di aver trovato un impiego in qualche bar, ristorante o come donne delle pulizie. Invece poi finiscono nei bordelli, vittime di sfruttamento sessuale e di varie forme di abusi. "Il reclutamento - spiega la Bernacchi - arriva in zone rurali povere con alto tasso di analfabetismo. Il fenomeno nel sud-est asiatico è in crescita, ma anche in America Latina. Dal 2008 ad oggi, si registra inoltre un abbassamento dell'età media delle bambine sfruttate dai 18 ai 13 anni".

I progetti. Intervita Onlus lavora per sensibilizzare i turisti, i tour operator e la popolazione locale. Con una campagna radiofonica e lavorando in rete con altri operatori turistici e altre 40 Ong decise a mappare il fenomeno del turismo sessuale. Uno dei progetti già in corso si sviluppa al confine tra Vietnam e Cambogia. Lì, sulla frontiera, Intervita lavora per recuperare le bambine vittime di tratta, portate dagli "orchi" da un paese all'altro. Le ragazzine vengono accolte, alcune rimandate nel paese di origine, altre reintegrate in nuove famiglie. Ed ecco l'appello di Intervita: denunciare gli abusi.

L'invito è rivolto ai turisti del mondo. E agli italiani. Pochi sanno infatti che esiste dal 1998 una legge, la 269 2, che prevede che lo sfruttamento minorile sia un reato perseguibile in Italia, anche se commesso all'estero. Stando alle "Norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali nuove forme di riduzione in schiavitù", basta una fotografia o una registrazione per rovinare la vita ad un uomo che ha già rovinato quella di tante altre bambine

fonte :http://www.repubblica.it/
http://www.repubblica.it/solidarieta/cooperazione/2011/08/19/news/turismo_sessuale_il_mercato_delle_bambine_dal_sud_est_asiatico_all_america_latina-20607104/

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