La Cassazione ribadisce che non esiste un diritto all'amplesso e conferma la reclusione del marito a sei anni e quattro mesi. Pretende troppo sesso dalla moglie condannato per violenza sessuale
ROMA -
Commette violenza sessuale e maltrattamenti il marito che costringe la
moglie "a subire rapporti sessuali plurimi" anche quando la donna non ne
ha assolutamente desiderio. A dirlo è una sentenza della Corte di
Cassazione che conferma la condanna a sei anni e quattro mesi di
reclusione per un marito di Novara che pretendeva "prestazioni sessuali"
dalla moglie arrivando a minacciarla con un macete.
La terza Sezione
penale con la sentenza numero 26.345 ha respinto il ricorso di un marito
piemontese, condannato dalla corte d'Appello di Torino nel settembre
2008, sia per aver sottoposto a maltrattamenti la moglie, sia per
violenza sessuale per averla costretta a subire rapporti sessuali oltre
il desiderio della stessa.
Troppo sesso.
Inutilmente il marito ha tentato di alleggerire la sua posizione
chiedendo alla Cassazione di derubricare i diversi reati in quello di
maltrattementi in famiglia visto che, a suo dire, non può commettere
violenza sessuale il marito che chiede alla moglie di avere più
rapporti. E in effetti, registra la Suprema Corte, la stessa consorte
aveva riferito di intrattenere con il marito rapporti sessuali
consenzienti e che talora "le erano richieste prestazioni con frequenza
troppo elevata che non gradiva".
Nessun diritto all'amplesso. Piazza
Cavour ha ribadito che non esiste all'interno di un rapporto coniugale o
paraconiugale un "diritto all'amplesso", né conseguentemente il potere
di esigere o imporre una prestazione sessuale. Inoltre non ha valore
discriminante il fatto che la donna non si opponga palesemente ai
rapporti sessuali e li subisca, quando è provato che l'autore "aveva la
consapevolezza del rifiuto implicito della stessa agli atti sessuali".
La moglie, infatti, per non destare allarme nei figli non si opponeva
alle pretese del marito e a gesti muti cercava, inutilmente, di farlo
desistere.
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