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martedì 7 febbraio 2012

Pedofilia, numeri sempre più preoccupanti. "Il problema cresce, ma i media sono morbosi"




di Lorenzo Lamperti

La pedofilia è un grave problema. Su questo non ci sono dubbi. Ma recuperare dati ufficiali, o comunque attendibili, sul fenomeno è molto difficile. Secondo l'ultima rilevazione del ministero della Giustizia (febbraio 2008) il numero di pedofili detenuti nelle carceri italiane sono 1322 di cui 400 stranieri e 98 donne. Tra le regioni che detengono il maggior numero di pedofili co sono Lombardia, Sicilia, Piemonte e Lazio.

Secondo il rapporto Onu del 2006 sono 223mila i minori costretti a rapporti sessuali o a contatti fisici forzati: 1,8 milioni sono vittime del giro della prostituzione e della pornografia; 1,2 milioni risultano essere vittime del traffico di esseri umani.

Durante un convegno della Direzione Anticrimine è stato rilevato un notevole aumento del fenomeno della pedofilia pari al 10,8% ogni anno. Si stima che in Italia ogni anno i casi di pedofilia superino i 20mila e sono oltre mille i processi svolti per reati di abuso e maltrattamento sui minori.

In Italia esistono 15 organizzazioni pedofile che si autodefiniscono culturali e il nostro è il secondo Paese al mondo per visite legate al turismo sessuale in Thailandia. E gli abusanti sono quasi sempre all'interno del nucleo familiare: padri, madri, nonni, nuovi conviventi o coniugi. Solo il 9,6% riguarda soggetti estranei.

Numeri preoccupanti anche sul versante della pedopornografia on line. Sono 18.185 da inizio 2011 i nuovi siti pedofili e più di 12.000 al mese i consumatori di pedopornografia. Emerge dal report dell'Osservatorio di Telefono Arcobaleno. L'attività dell'associazione ha consentito di individuare la costante crescita: +15% rispetto allo stesso periodo del 2010.

La quasi totalità della pedofilia online si concentra in Europa (51%) e Nord America (47%). Nel primo trimestre i consumatori italiani di pedofilia sono il 6% l'Italia è al quarto posto in classifica. L'analisi della situazione italiana evidenzia una dinamica particolare: sebbene ci sia una quantità minima di siti pedofili, dall'Italia parte una notevole percentuale delle richieste di materiale pedopornografico sul web.

"Già i politici sono ignoranti sull'argomento. Per fare corretta informazione ci vuole la responsabilità dei giornalisti". Roberto Mirabile è il presidente di Caramella Buona, associazione contro la pedofilia, e sceglie Affaritaliani.it per lanciare il suo appello: "Ci vuole competenza. Non è possibile sentir ancora parlare di una bufala come la castrazione chimica".

I numeri di abusi sessuali e violenze è in continuo aumento: "Si continua ad abbassare l'età delle vittime ma anche dei carnefici. I casi crescono però ogni tanto sono anche i media che trattano l'argomento in modo morboso". La pedofilia è una malattia? "E' prima di tutto un crimine, poi si può anche parlare di patologia. Però giocare su questa cosa in tribunale è un insulto a chi soffre sul serio".

L'INTERVISTA

Sui giornali stampati e online si leggono sempre più storie riguardanti la pedofilia. Succede perché è un problema in crescita oppure perché è aumentato l'interesse dei media verso queste vicende?

"Un po' entrambe le cose. Le due questioni vanno un po' parallele. E' vero che ultimamente si è registrato un incremento sia per quanto riguarda le denunce sia per quanto riguarda i nuovi fatti di abusi e violenze. Dall'altra parte c'è da dire che l'attenzione dei media sul tema è ai massimi storici".

L'attenzione va di pari passo con l'accuratezza con la quale l'argomento viene trattato?

"Purtroppo no. La stampa ha un ruolo decisivo, ma sfortunatamente la pedofilia viene trattata spesso in modo scorretto. E succede sempre di più. Sarebbe fondamentale che i giornalisti che scrivono di pedofilia conoscessero meglio il problema, soprattutto sotto il profilo scientifico".

Che cosa le dà più fastidio del modo in cui la stampa affronta il tema pedofilia?

"Mi viene davvero il nervoso quando i media parlano di castrazione chimica. Ma come si fa a dare ancora spazio a queste cose? E' stato dimostrato scientificamente che si tratta di una bufala. Noi e le altre associazioni cerchiamo di fare una corretta informazione, ma per riuscirci abbiamo bisogno che la stampa ci aiuti nella diffusione di notizie esatte".

Che cosa chiede ai giornalisti che si occupano di pedofilia?


"Chiedo soprattutto un maggiore impegno sociale. Già ci ritroviamo con dei politici che sono ignoranti sul tema, se non possiamo contare neppure sui giornalisti la situazione diventa drammatica. E poi mi dispiace che soprattutto da noi in Italia, a parte qualche raro caso, ci sia ancora una forte censura. Più che sull'argomento in sé, c'è omertà su determinati ambienti e fattori scatenanti del fenomeno. Quando a essere implicati in casi di pedofilia sono certi personaggi, c'è ancora una forte copertura".

Quanto è difficile avere dati ufficiali sul fenomeno della pedofilia?

"Eh, questo rappresenta ancora una nota dolente. Da diversi anni, data anche la complessità del fenomeno, non emergono dati ufficiali e soprattutto attendibili in merito. O perlomeno non vengono diffusi pubblicamente. Per assurdo possiamo registrare dati ufficiali sui furti d'auto ma su un problema tanto grave come gli abusi sui minori non si riescono a ottenere".

Qual è l'aspetto più preoccupante dell'incremento di casi di abuso e violenza?

"Sicuramente l'abbassamento dell'età. Non solo delle vittime, ma anche dei carnefici. Così vengono abusati minori sempre più piccoli, ma ad abusarne sono anche persone sempre più giovani. Molto spesso accade che gli abusi siano perpetrati da minori su altri minori".

Si può dire che la pedofilia è una malattia?


"Prima di tutto è un crimine. Dire per esempio che le devianze pedofile derivano da altri problemi fisici come è accaduto recentemente trovo che sia un insulto verso le persone che malate lo sono sul serio. E che soffrono per questo. Innanzitutto bisogna dire che la pedofilia è un reato, poi dopo sì, possiamo anche aprire la pagina della patologia. Però se si porta la parola 'malattia' in un'aula del tribunale diventa pericoloso, comincia un meccanismo di giustificazioni che non in realtà non avrebbero diritto di esistere. Poi ci sarebbe da sfatare anche quella credenza secondo la quale un pedofilo è qualcuno che ha subito degli episodi di abusi nell'infanzia".

La magistratura tratta nella maniera corretta i casi di abuso sessuale?

"Posso dire che molto spesso i giudici, così come i politici, sottovalutano il fenomeno della reiterazione del reato. Ci sarebbe bisogno di studiare delle efficaci terapie di recupero del pedofilo. Ma il problema è che fino adesso non ne esistono".
http://affaritaliani.libero.it/cronache/pedofilia-numeri-crescita-media-morbosi171211.html

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