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sabato 11 febbraio 2012




Come si capisce se chi hai davanti sa cosa vuol dire occuparsi delle vittime della pedofilia? Semplice. Basta ascoltare cosa dice. Guardarlo/a negli occhi ed caso oltre cosa dice. Scorrere quel lungo elenco di parole, infilate una dietro l’altra, per avere poi una chiara visuale del suo pensiero. E soprattutto per capire da che parte sta. Chi ieri durante un futile programma televisivo ha pronunciato le seguenti parole, non solo ha già deciso da che parte stare. Ma probabilmente vive grazie al vostro dolore. Più il dolore rimane, più voi pagate: profumate parcelle. Di quelle che garantiscono le dosi necessarie di botox, per accettarsi quando ci si guarda allo specchio e nella società frequentata. Così come i maxy studi, dove ricevervi dopo che avete passato almeno 4 assistenti, che neanche Lady Gaga. Luoghi dove al posto del vostro nome, vi viene assegnato un numero: quello del protocollo della pratica che contiene i vostri dati sensibili. Solo numeri. Voi. E quelli del vostro conto corrente saccheggiato per gonfiare il loro. Peccato. Se solo sapessero che la ricchezza più grande sta proprio nel guardarvi negli occhi e riportarvi alla vita. Queste le parole: “La pedofilia rimane un marchio per tutta la vita, il bambino non se ne libera più… Nella maggior parte dei casi il maschio abusato diventerà pedofilo, la femmina svilupperà disturbi alimentari”
Nota: più tardi le commentiamo. Una per una. Rimettendo le cose al giusto posto.  Ve lo dobbiamo…

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